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Disinformazione tv su pensioni d'oro - Qualcuno @iuti Nessuno

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Disinformazione tv su pensioni d'oro

Info & Riflessioni
PENSIONI D'ORO. Trasmissione televisiva "uno mattina estate" andata in onda alle ore 07,14 del 19 agosto 2013. Si riporta il documento inviato via mail alla rai e ad altri organi di stampa in seguito alla trasmissione.

PREMESSA:

E’ LA VECCHIA POLITICA,  NON LA CONSULTA, CHE NON VUOLE ELIMINARE LE PENSIONI D’ORO. RISVEGLIAMOCI DALL’ANESTESIA AD OGGI SOMMINISTRATACI.


Persuadere dell’impotenza è più proficuo che dissuadere dalla reazione!


  Considerando che il disavanzo pensionistico è un tema che interessa l’80,03% dell’intero debito pubblico Italiano e che costituisce la maggior causa del dissesto dell’azienda Italia, suscitano qualche perplessità sia che il suo esame in tv sia avvenuto alle ore 07,14 del mattino del 19 agosto 2013 (trasmissione uno mattina estate) che alcune insufficienti e opinabilmente  fuorvianti esposizioni tematiche.

  
  Dovrebbe essere indubbio che il tema delle pensioni d’oro non possa essere affrontato senza dovizia di particolari in quanto si rischierebbe di legalizzarne anche l’opportunità della loro persistenza!
  
  In generale, è sconfortante vedere e sentire con quanta superficialità giuridico cognitiva possano, alcuni operatori dei mass media, fornire  notizie che sublimano  l’impossibilità di drastico, efficace e risolutivo intervento avverso la metastasi delle pensioni d’oro, figlie di più leggi ordinarie ad castam, di dubbia legittimità costituzionale, promanate in anni di dissennata appropriazione di ogni tipo e specie di risorsa a detrimento, anche con effetti temporizzati, della spesa e del risparmio pubblico e privato.
  
  Anche quanto in parte glissato, quand’anche in ossequio a rigorose logiche delle tempistiche televisive, nella predetta trasmissione “uno mattina estate”  andata in onda in solerte orario per dibattere ed informare su un tema che – come detto -  pesa solo all’80,03% dell’intero debito pubblico italiano - era tanto ovvio e prevedibile che gli estensori e studiosi del contenuto della petizione avverso le pensioni d’oro, presentata in parlamento il 03/7/2013 ed assegnata alle Commissioni Lavoro dei rispettivi rami ( il cui testo integrale e tutti gli allegati d’ordine economico, statistico e giuridico sono di pubblico dominio sul sito www.qualcunoaiutinessuno.it ), avevano già provveduto ad argomentarne, in contrapposta tesi, ogni prevedibile banale o azzeccagarbugliesca diversa argomentazione, fornendo tutti gli elementi contabili, statistici e giuridici atti a provare inconfutabilmente a chiunque, e con elementare tecnica da pallottoliere, che la preservazione dei privilegi delle pensioni d’oro NON E’ dovuta alle ostilità della Eccelsa Corte Costituzionale, la qual ultima ha anzi, più volte affermato, il dovere del Governo e del Parlamento di intervenire ragionevolmente sullo squilibrio pensionistico, bensì a ferrea volontà di conservazione, da parte di alcuni, dell’ingiusto privilegio  a danno della spesa pubblica e quindi di tutti i cittadini! In sintesi diritti acquisiti contrapposti a doveri imposti.
  
  E’ la vecchia politica che non vuole intervenire sulle pensioni d’oro e non la Corte Costituzionale che ha, motivatamente, censurato la precipua illegittima fonte giuridica.
  
  E’ la vecchia politica che ha scritto la parte della legge concernente la trattenuta del contributo sulle pensioni d’oro fornendole tutti i requisiti del prelievo erariale (ossia dell’imposta o tassa che dir si voglia) anziché di riduzione o perequazione del trattamento,  violando gli artt. 3 e 53 della Costituzione.

  E’ la vecchia politica che ha correttamente scritto, affrancandola da ogni censura di illegittimità costituzionale, la parte della medesima legge afferente il blocco degli aumenti pensionistici per i “na_babbi” titolari di pensioni fino a circa 1.500,00 euro mensili  ed è sempre stata la stessa vecchia politica che, in meno di un anno, è reintervenuta d’urgenza a ridurre a circa 1.000,00 euro mensili il tetto dell’importo delle pensioni che devono rinunciare agli adeguamenti, ovviamente rispettando scrupolosamente tutti i canoni di legittimità costituzionale.

  E’ la vecchia politica che, forse abbagliata ed accecata dal luccichio delle splendide pensioni d’oro, per la seconda volta  ha riscritto la citata norma gravida degli stessi requisiti di illegittimità che precedentemente la Corte Costituzionale aveva bocciato: di chi è la colpa quando demagogicamente si chiede l’impossibile o il troppo per non ottenerlo o, come nel caso concreto, si chiede qualcosa in maniera sbagliata per vedersela negare o bocciare?

  Di certo non si possono imputare colpe a chi è preposto a censurare atti illegittimi se chi li ripropone non li sterilizza, preventivamente,  dagli stessi pregiudizi di cui precedentemente erano stati riconosciuti affetti. Né ci si può, con finzione di ingenuità, arroccare dietro il timore della censura per concedersi un salvacondotto dall’inerzia o addirittura dalla malcelata volontà di ferrea preservazione dello status quo a beneficio di sé e/o dei propri simili privilegiati ed a discapito dei tanti onorati di insopportabili ed irragionevoli doveri di mantenimento degli altrui privilegi, peraltro tanto insistentemente quanto infondatamente contrabbandati per diritti acquisiti, cui fanno da contraltare  illegittimi e quasi disumani doveri imposti.

  E’ ovvio che se la politica non vuole o non sa legiferare o, peggio ancora, per gettare fumo negli occhi del popolo, dota le leggi, sin dall’origine, di tutti i requisiti e gli elementi di assoluta ed intollerabile incostituzionalità, allora è più che saggio porsi l’interrogativo di chi e/o di quali interessi particolari questi eletti perseguano e/o difendano. Ove la risposta, da sé portasse a concludere, come in ispecie, che gli interessi tutelati sono i propri e/o della casta di appartenenza o di sé prepositiva, allora ai destinatari degli effetti negativi della sprezzante malagestio non rimane altro democratico rimedio che la legittima rimozione dall’incarico o dal potere con il voto o con le azioni legali a difesa dei propri diritti dai dritti di turno.
  
  Nel corso della puntata s’è detto che la Corte Costituzionale ha bocciato il prelievo di solidarietà per violazione del principio di uguaglianza, art. 3, sottolineando l’esistenza dei diritti acquisiti quale ostacolo interposto dalla Corte Costituzionale, senza precisare che la violazione all’art. 3 della Carta Costituzionale si verificava in relazione all’art. 53, che sancisce l’obbligo di compartecipazione alla spesa pubblica in ragione della propria capacità contributiva e non in relazione all’art. 38 che afferisce alle pensioni. Pertanto, la Corte non ha bocciato il prelievo sulle pensioni d’oro bensì l’applicazione ad una sola categoria di cittadini di UN PRELIEVO PATRIMONIALE (imposta o tassa che dir si voglia) avente caratteristica TRIBUTARIA: E’ il legislatore che ha, scientemente o meno, scritto una norma errata, reiterando – come già detto - nella sostanza analoga disposizione di legge precedentemente dichiarata costituzionalmente illegittima per analoghe argomentazioni! Mai è stata scritta una norma di riduzione o ABROGAZIONE delle pensioni d’oro: SI RIBADISCE, se ce ne fosse ancora bisogno, che il DIRITTO ACQUISITO CONSISTE NELLA PERCEZIONE DELLA PENSIONE E NON NELLA MISURA, la qual ultima così come con legge ordinaria è stata determinata, con analogo precetto normativo può essere revisionata o oggetto di neutralizzazione di ogni aberrante dannoso effetto sulle pubbliche finanze. Del pari, possono essere oggetto di abrogazione o sostanziale modica tutte quelle norme che prevedono corresponsione di importi pensionistici moltiplicanti o decuplicanti quanto spettante o che comunque diano diritto a trattamenti oltre una certa soglia della propria rivalutata riserva matematica, a prescindere dal pregresso sistema retributivo, contributivo o misto, di corresponsione dei “… mezzi adeguati alle esigenze di vita … – art. 38 Cost.”.

  Altra  fuorviante imprecisione, tramutatasi in difesa d’ufficio dei percettori delle pensioni d’oro, nonché testimonianza di grave disconoscenza dei numeri, sta nell’affermazione in base alla quale i “sistemi pensionistici che erano molto generosi quando il sistema previdenziale si poteva permettere di farlo”.

  E’ dal 1974 che il bilancio previdenziale chiude costantemente in rosso fino ad aver raggiunto il citato 80,03% dell’intero debito pubblico.

  Anche la legge del 1994 si collocava in un pessimo contesto avendo il debito pubblico raggiunto la cifra di euro 1.069.415.000.000 contro un PIL di euro 878.009.000.000. Nello stesso 1994 il progressivo deficit pensionistico in conto capitale ammontava a euro 38.223.972.000 ed in conto interessi ammontava a euro 71.228.018.000, ossia al 6,66% del debito pubblico ed all’8,11% del PIL di quell’anno.

  Dati dettagliati con ogni dovizia sono esposti negli allegati alla precipua petizione, pubblicata sul sito www.qualcunoaiutinessuno.it .

  Inoltre, ad adiuvandum di quanto emerso nel corso della puntata, si precisa che con le banche dati fiscali, previdenziali e l’obbligatorio casellario nazionale delle pensioni si potrebbero determinare, con precisione fino ai decimali, importi e tipologie dei redditi di ogni soggetto dotato di codice fiscale, anche se residente all’estero o addirittura defunto! Basta chiedere ai preparati tecnici delle Finanze e dell’INPS per avere un immediato e fedele quadro della situazione. Ma, è ovvio che mai l’atavico politico chiederà al tecnico di rogare gli atti attestanti la propria malagestio.

  Per completezza di trattazione si riportano di seguito, decontestualizzati, alcuni brani pronunciati nel corso della trasmissione, attinenti alla presente.

“”Sistemi pensionistici che erano molto generosi quando il sistema previdenziale si poteva permettere di farlo. “””

“””Da un lato ci sono delle leggi che hanno garantito solo ad alcuni pensionati dei diritti particolari, è il caso scandaloso dei telefonici degli anni 90 e nello stesso tempo però la Corte Costituzionale dice no a quei tagli in nome del principio secondo il quale se si tagliano le pensioni si devono tagliare a tutti; è obiettivamente una cosa che non sta molto in piedi. Peraltro ricordo questo problema non riguarda solo i cosiddetti pensionati d’oro, ma la sperequazione di questo sistema viene da lontano e riguarda, in realtà, le pensioni a tutti i livelli. In quegli anni, negli anni 80, prima dei primi interventi di Amato del 1992, si riconosceva ad esempio alle persone di andare in pensione con meno di venti anni di contributi e anche quello è un peso grosso per lo  Stato, non sono tredici miliardi, ma sono quasi dieci.”””

“””Quindi sostanzialmente l’idea è quella di far pagare un contributo essenzialmente in misura della quantità del sistema retributivo che si riceve. Naturalmente anche questo potrebbe diventare un elemento di valutazione negativo da parte della Corte Costituzionale  (conduttore: è già successo tra l’altro) è già successo, si tratta però di capire se il Parlamento ha la forza; se c’è la volontà politica di farlo la Corte Costituzionale credo che ne terrebbe conto, laddove ci fosse la volontà di costruire un nuovo sistema che permetta in maniera equa di far pagare un po’ di più a tutti perché ha ragione chi ha pagato tanti contributi per avere una pensione alta, ma è altrettanto vero che a quelle stesse persone oggi viene garantita una pensione molto più alta di quelle persone ……”””

“””Nelle prime posizioni ex manager, funzionari pubblici e politici. Per loro tutto nella norma e garantito dalla legge, come quella approvata a tempo di record nel 1994 …
Norme che agevolavano il passaggio ai fondi dei telefonici dell’INPS, senza alcun tetto, da parte di chi aveva già maturato in un altro fondo la propria pensione; un meccanismo che permetteva di moltiplicare addirittura per 10 l’assegno previdenziale
””

“””L’ostacolo da superare sono però i diritti acquisiti. Intanto dopo la bocciatura della Consulta del prelievo di solidarietà sulle sole pensioni d’oro in nome del principio d’uguaglianza l’INPS sta restituendo le trattenute per un rimborso che toccherà gli 80 milioni di euro e c’è già chi grida alla beffa”””
ECCO UN PERFETTO ESEMPIO DI MESSAGGIO SUBLIMINALE CHE, NEL PROSPETTARE L’INSORMONTABILITA’ DI UN INESISTENTE OSTACOLO, LO AVVALORA E LO RAFFORZA, SEPPUR GIURIDICAMENTE INFONDATO.

Q@N
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