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Fattori ARENANTI o DEPRESSORI - Qualcuno @iuti Nessuno

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Fattori ARENANTI o DEPRESSORI

Pallottoliere
MOLTIPLICAZIONE MONETA E RISORSE SE PUBBLICA AMMINISTRAZIONE PAGA



 
 



E COSI' VIA FINCHE' CIRCOLERA' LA MONETA


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FATTORI ARENANTI O DEPRESSORI CONSEGUENTI AI MANCATI PAGAMENTI DELLA P.A.





L'EUROLIRA PORREBBE IMMEDIATO E
RISOLUTIVO RIMEDIO ALLA RIDUZIONE
DEI MEZZI DI PAGAMENTO EQUIVALENTI
ALLE RISORSE PRODOTTE

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TEORIA DEI FATTORI ARENANTI E DEPRESSORI DELL'ECONOMIA
EUROLIRA
Mancato e tardivo pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione.


Le teorie economiche insegnano che la variazione della spesa pubblica comporta molteplici e complessi effetti, tra i quali annoverano quello del moltiplicatore e dell'acceleratore della spesa pubblica, atteso che le manovre di spesa fanno salire di pari importo il reddito nazionale, creando, ad esempio, occupazione nella realizzazione dell'opera o dei servizi.

Infatti, con la capacità di  nuovi redditi e per effetto della propensione al consumo i lavoratori incrementano la domanda che spingerà le imprese ad accrescere la produzione, ossia l'offerta, rigenerando reddito nazionale e creando occupazione nella produzione dei beni e, così, ciclicamente si moltiplicherà l'originaria spesa impegnata e PAGATA dalla Pubblica Amministrazione. Analogamente opera l'acceleratore della spesa pubblica, con riferimento alle conseguenze sugli investimenti in beni strumentali utili per la produzione.


Ma chissà cosa avrebbero detto oggi gli economisti nel constatare che le proprie sagge teorie macroeconomiche devono scontrarsi con una Pubblica Amministrazione che con la spesa consuma risorse senza immettere in circolazione l'equivalente controvalore monetario, unico vero e tangibile veicolo di moltiplicazione della stessa e del susseguente reddito, cagionando irrimediabili danni all'economia: riduzione della quantità di moneta a disposizione dei fattori produttivi; depressione della produzione; erosione di risparmi e generazione di indebitamenti; revoca di linee di credito; impossibilità di pagamento di imposte e tasse, a volte con conseguenze penali e spesso con irrogazioni di elevate sanzioni ed attività esecutive su beni personali ed aziendali; fallimento e chiusura di molteplici aziende. E' o no un danno all'economia?


Può pertanto teorizzarsi, anche in termini macroeconomici, che i debiti o le tardività dei pagamenti della P.A. sono fattore ARENANTE dell'intera economia costituendo DEPRESSORE della stessa e potendo, pertanto, battezzare il singolare fenomeno come teoria del fattore ARENANTE O DEPRESSORE, anche per bilanciare quelle del moltiplicatore e dell'acceleratore?


E, per cortesia,  non si invochi o scomodi la crisi o la recessione in quanto, mentre questi fenomeni attagliano alla produzione, alla domanda di consumi e all'occupazione, l'ostilità e la perpetua tardività nei pagamenti della P.A. compenetrano più profondamente nel sistema di mera circolazione della moneta, quale primario strumento di pagamento  moltiplicatore di risorse. Occupazione induce capacità di spesa e propensione al consumo. Se manca la moneta non c'è capacità di spesa e, pertanto, si mortifica la propensione al consumo.


Quanto detto rispetto alle conseguenze dei mancati pagamenti vale solo per i debiti della P.A. in quanto, a differenza che nel rapporto tra imprese, la P.A., rispetto al mercato della produzione, detiene solo debiti e non crediti per cessione di propri beni e servizi con cui bilanciare incassi e pagamenti.

In altre parole, il tardivo pagamento fra imprese non riduce la massa monetaria corrispondente al prodotto immesso in circolazione in quanto i differiti  incassi sono bilanciati da differiti pagamenti e, pertanto, il controvalore del prodotto immesso in consumo è rappresentato virtualmente e fiduciariamente dalla reciproca posizione credito/debito delle imprese (vedere diagramma a pagina 9 della petizione sull'eurolira, su questo sito). Il problema, infine, non assume rilevanza rispetto al consumatore finale o al dettaglio in quanto, in questa fase, le transazioni commerciali avvengono tutte per "pronta cassa" o con ricorso ai finanziamenti al consumo e, pertanto, alla produzione/consumi corrisponde sempre un reale equivalente controvalore monetario che ne permette la replicazione.


Salvifica e ripristinatrice dei postulati della teoria macroeconomica della moltiplicazione e della accelerazione della spesa pubblica, con benefici effetti per tutti, sarebbe l'introduzione dell' l'Eurolira, come da petizione postata su questo sito.

Il malvezzo del mancato pagamento da parte della Pubblica Amministrazione, applicato alle sintesi o teorie economiche, comporta carenza di moneta squilibrando il rapporto tra domanda ed offerta della stessa ed andando conseguentemente a scompensare anche quello tra investimenti e risparmi dovendo le imprese, necessariamente, attingere fino a capienza a questi ultimi, non potendo ostentare alcuna affidabilità di credito.

Inoltre, dal mancato pagamento di debiti da parte della P.A., consegue una simmetrica riduzione della quantità di moneta rispetto al PIL (seppur illusorio), per effetto della quale può affermarsi una equivalente decrescita dello stesso, per fenomeno inverso al principio in base al quale essa dovrebbe crescere con l'aumentare del PIL.

Oltre alla P.A., ulteriore beneficiario del fenomeno è il sistema creditizio considerato che dall'erosione di risparmi dormienti consegue domanda di finanziamento con aggiunta di interessi passivi. Dal perdurare, poi, del mancato pagamento dei debiti della P.A. discende l'impossibilità di onorare i finanziamenti ricevuti dal sistema creditizio con perdita del capitale/patrimonio posto a garanzia degli stessi.

Superfluo, ma d'uopo, precisare l'inconferenza della variazione della quantità di moneta circolante per decisione dell'autorità monetaria all'interno di un quadro di precipua politica, rispetto alla variazione della quantità di moneta in circolazione per effetto del mancato pagamento da parte della P.A..

Questa è pratica che denuda, non teoria che traveste.


PRECISAZIONE E RACCOMANDAZIONE: Non cadiamo nella tentazione di volere necessariamente personalizzare le responsabilità generalizzando e scaricandole in toto sui dipendenti pubblici in quanto è provato che la gran maggioranza degli stessi profonde elevata professionalità e impegno nel proprio lavoro scontrandosi anch'essi, a volte, con l'aberrante burocrazia o l'assenza di risorse a casua degli altrui sprechi. Le responsabilità, al pari dei riconoscimenti, vanno personalizzate e non distribuite a pioggia. Altra cosa sono le colpe per le inopportune o dannose scelte ed indirizzi.
Tanto dovevamo precisare per fugare ogni dubbio sul rispetto che nutriamo per tutti i pubblici dipendenti, nel superiore interesse delle Istituzioni.

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